C’era una volta in America è uno dei maggiori lavori di Sergio Leone. Un film che ha fatto la storia e che ha confermato il genio del regista romano.
Il montaggio
Il 17 febbraio del 1984 veniva proiettato uno dei capolavori della cinematografia italiana e mondiale: il film di Sergio Leone “C’era una volta in America”. Quello fu un giorno memorabile per il cinema anche se l’opera, la cui lavorazione era durata più di dieci anni, venne presentata al pubblico in una versione non approvata dal regista, dimezzata e stravolta nell’intreccio, a cui si era voluto dare un andamento cronologico, senza i salti temporali originali. Il film era stato dunque rimontato per volere dei produttori americani, sconvolgendo la narrazione, così come l’aveva progettata Sergio Leone , tanto che risultò a molti difficile da capire e ne decretò un parziale insuccesso al botteghino.
Senza parlare della mancata vincita del premio Oscar. Questo è stato l’ultimo film realizzato dal regista, l’opera che chiudeva la trilogia del tempo insieme a C’era una volta il West e Giù la testa e che gli era costata una fatica immensa: dopo la ricerca degli attori che interpretassero i protagonisti da adulti e da giovani, l’organizzazione dei set sparsi in giro per il mondo, un enorme lavoro sulla sceneggiatura, affidata a Norman Mailer e a un team di altri collaboratori italiani, ci furono un anno e mezzo di riprese e 10 ore di montato finale che, come abbiamo detto, venne ridotto a “sole” quattro ore.
Nel 2012, in anteprima al 65 Festival del Cinema di Cannes, grazie alla famiglia Leone, è uscita la versione rimontata secondo la volontà del regista, scomparso nel 1989, della durata di 4 ore e 19 minuti, a cui sono state aggiunte sei scene inedite recuperate tra i vecchi materiali.

Nonostante tutto, un capolavoro
Tornando all’opera cinematografica, uno dei più grandi capolavori della storia del cinema, molti l’hanno definita, semplificando, un “film di gangster”, ma racchiuderla in questa categoria vuol dire non averne capito la portata artistica.
C’era una volta in America, infatti, è un film di più ampio respiro, dove, oltre alla storia narrata, convivono i sentimenti universali dell’amicizia, dell’ambizione, dell’amore e del tradimento, vissuti attraverso il ricordo, la nostalgia e il rimpianto. È un’opera fatta di rimandi, di citazioni e di allusioni, con un ritmo narrativo serrato e coinvolgente che tiene lo spettatore con gli occhi incollati allo schermo e con il fiato sospeso per tutta la durata della proiezione.
Il protagonista, David Aaronson, detto Noodles, interpretato da un irripetibile Robert De Niro, è un ragazzino ebreo che fa parte di un piccolo gruppo di gangster del Lower East Side di una New York degli anni ’20 ricostruita straordinariamente. La trama, narrata con l’uso di flashback, copre un arco di quarant’anni, passando per la fine del proibizionismo fino agli anni ’60. È la storia dell’amicizia tra Noodles, Cockey, Patsy e Max che si intreccia con le vite di altri personaggi e con la malavita americana, con tanto di colpi di scena e finale aperto, ancora oggi, tutto da interpretare.

Un cast d’eccezione e una colonna sonora da brividi
Scene meravigliose ma anche un cast di attori superlativo: oltre a Robert De Niro, nel ruolo di Noodles, un fantastico James Woods, nella parte di Max, e la bellissima e brava Elizabeth McGovern, nell’interpretazione di Deborah, per Noodles, l’amore di una vita.
La galleria di straordinarie interpretazioni non finisce qui, a cominciare dai ragazzini che interpretano i protagonisti da giovani o gli altri grandi attori in piccole parti, come Joe Pesci, nel ruolo del boss Frankie Manoldi, o Danny Aiello, nel ruolo del suo “omonimo” Vincent Aiello.
Un capitolo a parte merita la colonna sonora composta dal maestro Ennio Morricone. Le scene del film e la musica, struggente ed emozionante, nascono assieme e non potrebbero esistere le une senza l’altra. Per Sergio Leone, infatti, la colonna sonora era una parte essenziale dei film e, in C’era una volta in America, questo è ancora più evidente. Si pensi che, addirittura, alcune registrazioni dei brani venivano fatte suonare sul set. Insomma, tante sono le cose messe in campo da questa pellicola eccezionale, considerata uno dei migliori film, appassionante e ancora estremamente attuale. Un consiglio? Da vedere e rivedere.

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