La storia del cinema dell’horror italiana passa senza dubbio per Suspiria. Dario Argento ha dato vita ad una triologia che ha tenuto svegli molti italiani.
Il fascino dell’horror
Tinte forti, musiche coinvolgenti e la celebre firma del regista horror Dario Argento fanno da cornice alla trama del film Suspiria.
Protagonista di questa pellicola è Jessica Harper, scelta dal regista italiano non soltanto per le sue interpretazioni cinematografiche molto convincenti ma anche per il suo aspetto fisico. Dai primi piani dell’attrice spicca soprattutto il volto infantile e i grandi occhi che ricordano i Manga giapponesi.
Nulla in questo film è stato lasciato al caso e tutto, dalla colonna sonora ai palazzi scelti come ambientazione del set, serve per ricreare un’atmosfera di suspance.
Il film, il primo della trilogia sulle “Tre madri”, riprende quasi interamente la flora e l’architettura tedesca sfruttando i paesaggi che caratterizzano la Foresta Nera, Monaco di Baviera e Friburgo. Insomma, non di certo il classico set di Cinecittà. Le musiche, scritte dai Goblin e dallo stesso Dario Argento, sono incalzanti ed emozionanti e accompagnano i protagonisti durante tutto il film.
Scritto e diretto nel 1977 questo capolavoro dell’horror, come tutti i film girati in quel decennio, non fa grande uso di effetti speciali ma riesce a creare una perfetta sinergia tra colonna sonora, interpretazione e trama. I sequel di questo emozionante film, a differenza di molte altre trilogie cinematografiche, hanno avuto una storia più travagliata e, dopo “Inferno” girato nel 1980 il pubblico ha dovuto attendere fino al 2007 per poter chiudere il cerchio e vedere “La terza madre”.

Un intreccio da sciogliere tra paranormale e psicologia
Una serie di omicidi “a catena” da dover risolvere e fermare ma, a fare la differenza, questa volta non è la malignità dell’essere umano quanto l’esistenza del paranormale che, un fotogramma dopo l’altro, aggiunge pathos alla sceneggiatura per creare un intreccio psicologico che solo se compreso può essere fermato.
I personaggi sono stati costruiti “a incastro” e alternati tra caratteri forti e determinati ad anime più fragili e insicure al punto da lasciare in sospeso lo spettatore fino agli ultimi minuti del film.
Le luci forti possono essere considerate come un ulteriore protagonista di tutta la pellicola che, variando dal rosso al giallo al blu sconvolgono lo spettatore quasi come a voler mostrare l’anima dei personaggi e le loro stesse emozioni.
Lo spettatore, seguendo i virtuosismi della fotografia e grazie all’uso geniale degli spazi, finisce per ritrovarsi dentro un incubo che vive in sintonia con gli stessi attori.
Una pellicola assolutamente non scontata liberamente ispirata al libro di Thomas De Quincey e intitolato “Suspiria De Profundis”.

L’accoglienza di pubblico e critica
Inquietante ed esoterico questo film di Dario Argento ha conquistato pubblico ma ha diviso la critica italiana che, in diverse recensioni, lo ha osannato come il capolavoro di un’epoca o una ripetizione di uno stile già ben noto. Molto più benevoli, invece, sono apparsi i pareri internazionali che hanno promosso a pieni voti il regista di “Profondo Rosso” incoraggiandolo a proseguire nella sua trilogia. Un parere compatto e assolutamente eterogeneo che è arrivato da tutto il mondo passando dagli Stati Uniti al Giappone, dalla Francia al Regno Unito fino alla Germania.
La trama, anche se riprende alcuni stereotipi del genere, infatti, riesce ad essere accattivante e coinvolgente riuscendo a sconvolgere anche i soggetti meno ansiosi. Un merito che bisogna attribuire alla regia molto pulita di Dario Argento e a una trama non lineare ma che risulta alla fine chiara e comprensibile.
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